mercoledì 31 luglio 2013
SKAVEN - POTERE E INFLUENZA
<< Mio signore, Thrik Schienargento! Qual buon vento vi porta nelle nostre umili segrete? >> disse il rachitico ratto, profondendosi in un inchino che fece strisciare il suo grembiule di cuoio scuro sul pavimento lercio del laboratorio. Anche senza guardarlo negli occhi, Thrik poteva gustare il timore che la sua presenza provocava in quel Capomuta del Clan Moulder, ed era bene che fosse così: senza l’aura di paura che circondava la sua persona, il suo piano non avrebbe avuto nemmeno una minima speranza di successo.
Il Veggente Grigio cominciò a camminare lentamente e silenziosamente per il laboratorio, guardando con espressione distratta i vari strumenti, gli esperimenti genetici in via di studio, le parti mozzate di animali e bestie mutate che costellavano la lunga fila di scaffali e scrivanie. << Il vento della distruzione, come sempre. >> cominciò a dire: << Mi servirebbe qualcuno dei tuoi giocattoli… in prestito, se fosse possibile. >>
Il Capomuta si alzò di scatto dal profondo inchino, assumendo un’espressione agitata al suono della parola “prestito”. << M-ma certo Veggente Grigio, certo! Guardiamo che cos’ho a disposizione qui… >> disse prendendo dalla propria scrivania una pila di pergamene scritta fitta fitta con l’alfabeto cuneiforme degli Skaven.
A malapena ascoltando la lunga sfilza di creature proposte dal Capomuta, Thrik continuò a girovagare per il laboratorio; sapeva benissimo quel che voleva, e non se ne sarebbe andato senza averlo ottenuto: potendo contare sull’aiuto dei membri della gilda delle Ombre Affilate, su una grossa mandria di Skiavi di sua stessa proprietà, sul fastidioso fratello maggiore proprio in quel momento in viaggio verso Skarogna assieme alle sue due migliori unità di guerrieri, tutto quello che gli serviva era qualcosa che fungesse da collante, che gettasse nel panico tanto i nemici quanti gli “amici”. Un simbolo di come il suo potere fosse soltanto assopito, non certo cancellato.
Improvvisamente, il Veggente Grigio si accorse che il Capomuta aveva terminato la sua lista, e attendeva tremante una sua risposta. Fermandosi davanti a una grossa gabbia di legno, ferro e warpietra completamente immersa nell’oscurità, Thrik la indicò e rivolgendosi all’altro ratto sentenziò: << Questa. Voglio questa. >>
Il Capomuta spostò il peso da una zampa all’altra, a disagio. << Mio signore, ciò non è possibile… è l’unico esemplare che abbiamo, io non credo… >> . << Lo sai che cosa credo io, invece? >> lo interruppe Thirk, << Credo che quella creatura là dentro mi serva per qualcosa di fondamentale, un’impresa che riscriverà le sorti stesse dell’Impero Sotterraneo restituendomi il potere che avevo decine di anni fa, centuplicandolo. E credo anche che una volta fatto questo, tu desidereresti avermi aiutato, e non ostacolato. Dico bene? >>
Il Capomuta sembrò farsi incredibilmente più piccolo mentre afferrava da un basso scaffale poco lontano un grosso paio di chiavi, che avvicinandosi alla gabbia e al Veggente Grigio tintinnava con forza nelle sue zampe tremanti.
Thrik lo guardò con un ghigno malvagio.
L’Isola del Sangue non avrebbe avuto scampo, con un esemplare del genere dalla sua parte… così come il Consiglio dei Tredici una volta che avesse messo i propri artigli sulla Pietra della Fenice.
Presto, ci sarebbe stato posto per un solo dio nel Tredicesimo Seggio.
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